Sobre el Artista
La storia artistica di Tiziano Cappelletti (in arte Fatmira) è carica di vicende e racconti così intensi che rovesciati in forma di aggregazione nell’arte che hanno prodotto opere fascinose aperte al mondo ,installazioni con materiale quotidiano ,una storia del nostro vivere,che ripristina la ben più lunga avventura in tal senso risalente a Picasso , Schwitters ,e ai più vicini a noi ,Corneille ,Cèsar ,christò ,Rotella ,Rauschenberg e Jons. Cappelletti si è guardato attorno, prima ha accumulato oggetti carichi di significato, poi ha realizzato opere tali da valorizzare reliquie , per far emergere la dimensione poetica da cose comuni .Cappelletti porta a ripensare radicalmente l’identità dell’artista creatore ,che non è più un inventore dal nulla, ma che tira fuori dal magazzino-archivio squarci di vissuto, una parte di esistenza consumata. Per cui recuperare macerie del presente, inglobare nelle proprie opere e installazioni ,fa sviluppare un sottile intreccio fra morte e rinascita. Gli oggetti, pubblici e privati, naturali, primari e secondari ,trovati, frequentati, venerati e mostrati, mostrano la commistione fra invisibile e visibile dell’objets trouvès, che hanno acquistato eleganza, persino mostrato le ferite della bellezza , capaci di ritrovarsi anche nelle parole del poeta Apollinaire che vedeva nelle sperimentazioni del suo tempo figure liriche. Esse sono fili, corde, nodi, trame di filo ,persino viti e chiodi, spoglie urbane, tracce, accumuli ,tasselli di un mosaico ormai destrutturato, e mille altre cose che rinviano a una memoria tramontata ma ancora viva. Cappelletti esibisce pieni e vuoti, accumuli e trame , un’anti-bellezza o una bellezza diversa capace di porre sfide, ribaltamento, radicale, crea ricordi e dissonanze emotive fa partecipare l'osservatore e lo conduce come il filo di Arianna ,percorsi a ritroso ,Penelope e la sua tela e la speranza ,rimanda chi lo osserva a viaggi intimi attrae con i suoi giochi di luce che rimbalzano sui fili tra luci e ombre, astrazioni aggrappate come precarietà dei nostri giorni ,un tessuto sociale ,emotivo, di ciò che siamo e delle finte casualità.