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RICCARDO BATTIGELLI
IL PITTORE DEL SILENZIO DELLA LUCE
A cura di Barbara Hera Deja de Bejis
Nel clima caotico dell’arte contemporanea e delle scelte del vivere dei nostri tempi c’è anche un ritorno alla ‘’pittura dipinta’’; o per meglio dire: ‘’a immagini percepibili che esprimono messaggi emozionali, comprensibili, evocativi’’.
E’ un ‘’ritorno’’ in ricerca della Bellezza, che ha segnato, in senso distinguibile e valutabile, i suoi primi passi nell’ultimo decennio del XX° secolo ma caratterizzando una parte considerevole dell’arte contemporanea del Nuovo Millennio.
Non si tratta di intralci alle avanguardie o polemizzare sulle ‘’tendenze’’ del secondo ‘900 . E’ solo un recupero del “mestiere”, una sorta di atto di coscienza per la tradizione della pittura: E’ il senso culturale sentito da una consistente parte dell’umanità che prende le distanze dalla ‘’ indifferenza e superficialità’’ di un certo pubblico. E’ un senso responsabile di consapevolezza nei valori del Nuovo umanesimo.
In particolare si tratta di mettere in pratica la Buona Pittura, oltre che la Buona Scultura, la Buona Architettura e la Buona Fotografia; cioè le arti che sono l’antitesi e la conferma della Poesia.
Infatti, l’arte non è imitazione, bensì creazione, cioè produzione di realtà. È creatività incessante, intuizione e conoscenza del Tutto Infinito, espressione dell’Assoluto, di un’oscura e indipendente “potenza” che porta il genio a produrre opere del cui significato è solo in parte consapevole, perché sono effetto di una produzione inconscia.
Non c’è alcun intento di polemizzare con l’arte iconica o analitica o astratta, le quali hanno la loro ragion d’essere nei loro reciproci scopi e settori, se vigenti in un comune rispetto.
Non è neanche da considerare che ci siano rivalità con le così dette ‘’Installazioni’’ che sono tutta un’altra cosa negli aspetti comunicativi nel sociale. La differenza è che esse hanno altri scopi d’immagine e non apportano nell’intimità domestica e nelle memorie della vita famigliare i valori tradizionali della comunicabilità emozionale dell’arte così come sono demandati a esprimerlo un quadro o una scultura, poeticamente ed emotivamente godibili nella riservatezza e nello spazio dimensionale della propria abitazione.
In questo scenario, che da qualche tempo non proponeva novità allettanti, si pone ora in queste prime decadi del XXI° Secolo, al cospetto di un pubblico e di una critica sempre più attenti, la produzione di un’Arte Figurativa più attendibile e virtuosa, capace, nuovamente e finalmente, di emozionare, raccontare, suscitare memorie, documentare, emettere messaggi culturalmente percepibili; il tutto sempre nei paradigmi dei significati di Arte e Creatività dogmati dai significati di Estetica.
Secondo Platone l’Estetica donava agli umani un senso di piacevolezza e appagamento di tale valore da indurli a considerare la Bellezza una cosa di grande importanza per la vita; quindi: l’Arte è Bellezza……..-
In questa Nouvelle Vision dove ora operano Artisti di grande talento, presenti in ogni parte del mondo, eccelle anche il lavoro del Secondo Periodo dell’arte di Riccardo Battigelli.’’
B.H. D. de Bejìs
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IL PRIMO PERIODO
’’ Nel Battigelli degli anni 1950 e ’60, esplode il senso lirico del colore. Toni sempre equilibrati e armonici che si abbandonano sulle sue tele con una freschezza e immediatezza paragonabile a un atto di ritrovata serenità che alterna alle più “castigate” esperienze del designer, di scenografo e di costumista.
‘’ Nella sua pittura si riscontrerà sempre (ma particolarmente nelle opere fra il ’50 e il ’70), una personale funzione essenziale del colore e delle cromie che, di là di un’espressione lirica, diventa un elemento costruttivo dell’immagine; uno strumento che determina la scansione delle forme, il senso architettonico degli elementi cromatici, la significazione del reale e la profondità dei piani, inserendosi nel contesto della contemporaneità con una sua personale tipicità.
‘’ La liricità dei maestri impressionisti è riesaminata da Battigelli con un rigore concreto, spesso ridotto a quell’essenziale dedotto dalla pennellata ‘’piatta’’ o dal segno ma sufficiente all’identità emotiva e figurativa del contenuto.
‘’ Si percepisce l’emozione che quest’artista capta dagli elementi naturali a lui cari (paesaggi, alberi, acque, cavalli, boschi, cose e oggetti comuni e anche ritratti e figure ) e ce ne riconsegna un’immagine che sfiora il senso dell’epico e del sublime.
‘’ La grande quantità di dati che Battigelli recepisce dal fenomeno della percezione, elaborata dalla funzione emotiva, si ricompone nelle sue opere in un ordine rigoroso della realtà visiva ma non imposto né voluto intellettualisticamente per una esigenza dottrinale o solo teorica, ma che è generata dall’osservazione emozionale, penetrante e acuta del Battigelli, del quale rimpiangeremo sempre quel suo lungo periodo di silenzio nell’arte della pittura, dato il livello interessante già raggiunto nelle opere di quel suo prolifico periodo degli anni fra il 1950 e il 1967 .
Un importante riscontro di tali concetti emerge da un articolo dell’Istituto Beni Culturali della Regione Emilia Romagna: ‘’Bologna dopo Morandi – 1945 - 2015 ‘’ , del quale se ne riporta una parte che riguarda anche il Battigelli del primo periodo:
<< ….. Il critico bolognese Francesco Arcangeli individuava, all’inizio degli anni cinquanta, un gruppo “padano” di artisti lombardo-emiliani che, in maniera del tutto indipendente, sganciandosi dall’ethos collaudato della mimesi, sviluppavano le proprie ricerche artistiche “frenati e animati da un rapporto: la natura” (Arcangeli, 1954).
Egli scorgeva negli ultimi naturalisti (fra cui: Ennio Morlotti, Sergio Vacchi, Sergio Romiti, Leone Pancaldi e altri ), gli autori capaci di un confronto viscerale ed espressivo con la vita, rinnovato esistenzialmente nel rapporto tra uomo e natura e nel suo linguaggio dall’arte informale, “componente ineliminabile della ricerca contemporanea”. …….. >> - <<….. Queste esperienze d’avanguardia critica e artistica, durate lo spazio folgorante di un triennio( 1955-1958), lasciavano un forte segno anche nei giovani artisti: Mario Nanni, Pirro Cuniberti, Andrea Raccagni, Alfonso Frasnedi, Riccardo Battigelli, Germano Sartelli, Quinto Ghermandi, Luciano de Vita, Vittorio Mascalchi, Concetto Pozzati, Vasco Bendini e nella ricerca più isolata e romantica di Lidia Mandelli Puglioli…….->> << . Tale fronda dava ulteriormente conto della nuova esperienza visuale nella mostra ‘’NUOVE PROSPETTIVE DELLA PITTURA ITALIANA’’, tenutasi a Bologna nel 1962 a Palazzo Re Enzo, e nella quale si comprendeva un’incidenza assai più ampia a livello nazionale della nuova corrente artistica figurativa, di questi artisti.>>
In questa mostra, che ha segnato un punto focale dei nuovi orientamenti e contenuti della pittura bolognese di quegli anni, il Battigelli è stato fra i protagonisti Segnalati con la Targa Palazzo Re Enzo 1962.
‘’ Fra il 1948 e il 1958, nei soggiorni a Livorno, Ardenza, Antignano, fu in contatto con i pittori: Paolo Ghiglia, Cafiero Filippelli, Marc Sardelli e con altri pittori dell’eredità di Giovanni Fattori e altri esponenti di quella vivace “”congrega pittorica” livornese. Ebbe così modo di arricchirsi nella conoscenza “macchiaiola”, ma affinando l’istinto realistico attraverso le forti interpretazioni della natura e delle sue verità; lo compie rivisitando con propria percezione i percorsi tracciati da G. Fattori e dagli Impressionisti, per poi esplorare il solco profondo del suo Maestro Morandi, percependone la liricità poetica ma senza mai cadere in imitazioni. Piuttosto ridiscutendone gli aspetti filosofici e formali che nel suo Secondo Periodo il Battigelli pone in una nuova rivisitazione personale che tende alla metafisica, anzi alla quantistica come perno fondante fra l’essere e il divenire del pensiero creativo e dell’emozioni nella inesorabilità dello scorrere del Tempo.’’
‘’ In molte sue opere dal 1950 al 1966-67, ma che riesporrà poi anche nelle più recenti del nuovo millennio, raffiguranti paesaggi o nature morte, parrebbe che, figurativamente, siano assenti la figura umana e gli animali; invece se ne percepisce comunque il loro esistere dietro il biancore di muri, oltre i filari dei cipressi, i profili di boschi e colline, fra le ramaglie degli alberi o nelle forme semplici di umili oggetti rurali, o nelle vedute di paesaggi, anche se selvaggi.
‘’Querce, Pini e Cipressi sono sempre a lui cari. Sono ‘’Solitari’’, come sentinelle del tempo, guardiani dell’infinito e del “mistero” della Grande Creazione. Conglobati in giardini o nel folto dei boschi. Sono come un minaccioso “memento” agli uomini di buona volontà affinché si prodighino al rispetto del Creato e a non voler cambiare il mondo e la natura ad ogni costo.
‘’ Dal 1956 al 1965 espone dipinti e disegni in varie Gallerie in Italia, in Libia, in Europa e alla One Gallery di New York. Riceve consensi dalla Critica ed è seguito con benevola amicizia dai consigli critici di Lidia Puglioli Mandelli e di Francesco Arcangeli. Frequenta artisti e poeti suoi contemporanei fra cui i pittori bolognesi Carlo Corsi, Vittorio Mascalchi, Luciano de Vita, Leone Pancaldi, la scrittrice Elena Gottarelli e altri. A Milano, in occasione della Mostra di inaugurazione della Galleria della Fondazione San Fedele, è classificato con l’opera << Nudo Pensante>> (a fianco nella foto) e incontra Ennio Morlotti del quale, pur ammirandone l’arte, dissente circa le intenzioni del pittore padano di abbandonare il “naturalismo lombardo” per trasformarlo in un “informalismo materico” che Riccardo definirà “… un probabile fenomeno di moda …’’. Infatti, già da quel periodo Battigelli, pur se inserito nei temi delle tendenze del momento, tuttavia mantiene fermo il concetto di un figurativo <> personalissimo e autonomo, idoneo a trasmettere messaggi e un appello emozionale sui valori della natura.
‘’ Fatte le debite eccezioni, considera alcune tendenze di pittura non figurativa, come forme d’arte importanti come ricerca ma che il loro ‘’proliferare’’ (specialmente per mani improprie) rimarranno solo elementi di prevalente valore decorativo, più utili a scopi funzionali piuttosto che a un vero linguaggio comunicativo ed emotivo oggettuale dell’arte e della bellezza, come la tradizione millenaria ci ha consegnato ‘’
Barbara H. Dejà de Bejis *
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BREVE PROFILO
Di famiglia di origini triestine, Riccardo Battigelli è nato a Firenze nel 1933. E’ un pittore dal talento conclamato, anche se affetto da un percorso eclettico che parte negli anni fra il 1948 e il 1954 della sua formazione artistica all’Accademia di Belle Arti di Bologna, elargita particolarmente dai suoi amati Maestri, i Professori: Giorgio Morandi, Pompilio Mandelli, Paolo Manaresi e Giuseppe Regazzi per la Pittura, Disegno e Incisione. Antonio Natalini per la Scenografia; Giovanni Michelucci, Italo Gamberini e altri alla Facoltà di Architettura di Firenze.
Si è affermato come pittore esordiente a Bologna negli anni fra il 1950 e il 1970.
Per i giochi a volte avversi del vivere, si è allontanato dalle scene attive dell’arte della pittura e vi è poi attivamente ricomparso agli inizi del Nuovo Millennio.
^ La pittura di Battigelli è permeata da un suo dialogo espressivo che sperimenta sempre la sintesi della ricerca in perfetta simbiosi fra sogno e realtà. Si propone, infatti, per una singolare forza istintiva sempre coerente fra le emozioni che subisce dalla natura, ciò che da essa percepisce e ciò che è poesia. Sono l’equivalente di una iconografia realistica, una gestualità solenne e un cromatismo controllato ^.
La sua più recente produzione figurativa di Nature Morte, di Paesaggi e di Figure, prodotta nella prima decade del 2000, si colloca nuovamente nelle forme poetiche di una pittura che guarda al passato ponendosi nella realtà del presente. Come ‘’peso’’ culturale, subisce la lezione degli Impressionisti e dei Macchiaioli, sente la presenza di certi aspetti del Novecento italiano, si pone nella contemplazione di Renoir e di Manet ma soprattutto medita sul fascino che gli provoca l’arte di Paul Cézanne, a sua volta già amato da Giorgio Morandi.
Battigelli sceglie la difficile via dell’interiorità: essenza come metafora della morte per esaltare il rispetto e l’importanza per tutto ciò che ha vita, ma come vincolato al processo delle memorie.
Questa sua iniziale indole libera e priva d’imitazioni (copiature) conduce alle avanguardie storiche della cultura del recente passato e dei tempi attuali; un lungo e sofferto percorso attraverso Cézanne fino a Morandi, per poi cercare un approdo nell’ agitato mare della contemporaneità. - Tuttavia è presente una profonda cultura nella composizione e la matura coscienza della funzione del disegno, della luce e del colore e sa come mettere, con saggia evidenza, il senso emotivo del Bello interiore nella musicalità del simbolismo di una italianità “universalizzata”.
Si riporta qui la recensione della Dr.ssa Lidia Mandelli Puglioli scritta nel 1966 sul Resto del Carlino, in occasione del II° Premio Montagnola a Bologna.
In questa recensione si avvertono aspetti importanti della produzione artistica e gli eventi in quel Primo Periodo di Battigelli e che sono utili poter meglio comprendere i contenuti della sua ultima produzione.
<< L’opera ‘’RIFIORITO IN PRIMAVERA’’ è un dipinto del 1955 di Riccardo Battigelli. E’ del suo periodo giovanile e ora classificato al Premio Montagnola 1966. Nel quale si percepiscono gli influssi dei suoi Maestri: di Giorgio Morandi in primis e di Pompilio Mandelli. (si è formato all’Accademia Bolognese) ma anche quelli indiretti di Cézanne.
<< O per meglio dire, nella pittura di Riccardo Battigelli, la sua personale visione, il mestiere e la tecnica già matura denunciano il distacco formale col maestro. - Mostra l’evidenza di un linguaggio nuovo. Mette in atto una nuova impostazione architettonica della composizione. La decide nelle pennellate e nei toni compositivi che già abbiamo notato con interesse in molte altre sue opere del periodo, come quelle esposte alla Mostra Nuove prospettive della pittura Italiana, al Palazzo Re Enzo di Bologna nel 1962 o quelle della Targa del Premio Comune di Bologna al Salone del Podestà nel 1963- Altra opera rilevante per gli aspetti compositivi e pittorici è il bel Paesaggio ’’ Nevicata in rosa ’’ Premio Acquisto del Comune di Casalecchio di Reno del 1955 >>
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Lidia Mandelli Puglioli – Bologna 26 aprile 1966
L’ULTIMA OPERA DIPINTA NEL ‘’PRIMO PERIODO’’
Commento di Barbara H. D. de Bejis
Da “Il ritorno….” 2003 - sull’opera:
<< Personaggi della commedia della vita, Conclusioni e Riconversioni >>
olio su tela 80x90 – anno 1966 – Collezione privata
- E’ l’ ultima opera del periodo antecedente “l’interruzione” dell’attività pittorica iniziata nel 1949 e interrotta nel 1967. E’ evidente il tema allegorico anche se ne sono celati alcuni significati reconditi. Presumibili significazioni personali. Infatti, l’opera è pervasa da un’intensa carica emotiva ed espressiva, effusa dalle figure ed enunciata dalla materia pittorica, dalla grafica, dalle scansioni compositive provocate dalle cromie spesso monocromatiche, impresse da strappi segnici di ampie pennellate e colpi di spatola, irrequieti, tormentati, impulsivi ma anche riflessivi e calcolati nell’evidente dramma emotivo dell’intera composizione. La cui lettura ci lascia nel fascino dell’enigma delle due figure protagoniste, di quelle accennate nello sfondo a destra, di quelle strane forme architettoniche alle spalle (ricordi di opere compiute?) della figura seduta che par che guardi con triste distacco le forme simboliche di un qualcosa che si sta dissolvendo: un libro aperto, una squadra da disegno, una matita, un’anfora con due manici che pare un teschio posto a testimonianza dell’essere e del divenire. Oppure la fine di un passato già vissuto che si conclude, con amara tristezza, nell’urna dei ricordi volgendo verso la conclusione del vivere, anche se quella mano di donna posta sulle stanche spalle vuol forse presagire a una segreta speranza nel futuro. Barbara H. D. de Bejis – 2003
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Le Attività Artistiche:
Breve cenno alle opere di scenografia, architettura, design.
Nel suo primo periodo bolognese esegue anche lavori di architettura e interior designer; per es: Stabilimento e Casa Mazzanti; Villa Zeccoli, Negozi, Locali Pubblici fra cui il primo Self Service di Bologna e molto altro. Progetta scenografie per diversi teatri, tra cui al Duse di Bologna.
Al TEATRO REGIO DI PARMA Nel 1956, con la Scena e Costumi per ‘’LA SECCHIA RAPITA,, di A. Tassoni, riceve il premio per la ‘’Migliore Scenografia’’ – FOTO 4
A Sarsina, in Romagna, patria di Marcio Plauto, (250 – 174°.C.), nel 1956 progetta la Cavea e l’Arena* per dare una futura continuità alle manifestazioni teatrali della Classicità come da intenzioni e programmi degli Amministratori di Sarsina.
Ne fu allestita una parte, (FOTO 5), per dare l’inizio inaugurale alle Manifestazioni del Bimillennio di Macio Plauto, nativo di Sarsina intorno al 150 A.C.
Esegue le Scenografie e i Costumi per il Miles Gloriosus e per I Captives andati in scena per l’Inaugurazione del Festival Plautino.
Ne consegue un confortante successo beneaugurale per il proseguimento delle annuali manifestazioni. Le quali proseguono fino ad oggi ininterrottamente da quel lontano 1956 -
NOTA: L’esecuzione del progetto della Cavea (gradinata per gli spettatori negli anfiteatri dell’antichità Classica) sarà poi ultimato da altri negli anni ’90, distorcendo ‘’lo spirito ’’ di Cavea del progetto iniziale e mutandolo in Arena (che ha altro significato), senza peraltro nulla comunicare al Battigelli. ! –
Dal 1950 al 1967 espone dipinti in Italia, Europa, Nord Africa e Stati Uniti.
La sua arte riscuote crescenti consensi, tanto da valergli, fra il 1955 e ’57 dei Premi alla San Fedele a Milano, al Montagnola di Bologna, Il Premio Acquisto Comune di Casalecchio di Reno (BO) e ‘’La Targa’’al Palazzo Re Enzo a Bologna, oltre alla Galleria Numero di Firenze e alla ‘’One Gallery’’ di New York.
In particolare fu osservato positivamente dai Critici Lidia Mandelli e Francesco Arcangeli che ne valutarono le nuove esperienze dei contenuti proponibili a livello nazionale della sua interpretazione della nuova corrente artistica figurativa, mostrati all’Esposizione delle Nuove prospettive della pittura Italiana, aperta a Bologna al Palazzo Re Enzo nel 1962.
In quell’occasione il Battigelli aveva esposto le opere
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FOTO 4 - Scena (e Costumi) per ‘’LA SECCHIA RAPITA,, di A. Tassoni
Teatro Regio di Parma - Premio per la ‘’Migliore Scenografia’’ del 1956
FOTO 5 - Scenografie e i Costumi per il Miles Gloriosus e per I Captives andati in scena per l’Inaugurazione del Festival Plautino, nel Bimillennio di Macio Plauto – anno 1956
Nella foto il montaggio della Platea, del Palcoscenico e della Scenografia per l’inaugurazione del festival nel 1956
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FOTO 6 - Autunno nella Bassa bolognese – 1954/55 – olio su tela
FOTO 6
‘’Cromie d’autunno nel giardino di via Busacchi ’’ BO 1954 – olio su tela – Coll.Danielis
FOTO 7
Tre donne sedute in rosa ’’ olio su tela 85x65 del 1954 - Coll. Dr Alexander. –
FOTO 8 - ‘’Quei due che Insieme
1958-olio su tela 50x70. Coll. W. Falk
Nel 1967 un doloroso evento famigliare fu causa della triste sospensione dell’attività artistica e progettuale.
Nell’autunno di quell’anno chiuse lo studio e lasciò Bologna. –
Va in Libia, dove progetta e realizza alcuni lavori di architettura e design in Tripolitania; poi tenta un assistentato, alla Scuola di Taliesin West di Franck LLoid Wright in Arizona, USA, ma è costretto a desistere nell’impossibilità di sostenerne i costi l’ alloggio ecc.. Trova lavoro in un Ranch di amici nel NM dove vive intense esperienze e apprende saperi diversamente acquisibili altrove. La dura ma esaltante vita di cowboy e la natura ancora ‘’vera’’, l’aiutano a compensare il dolore del distacco dai figli e del suo ambiente bolognese. Esegue disegni e schizzi della vita dei Ranch. Ha contatti con i Nativi Americani dai quali acquisisce i valori della spiritualità dei loro saperi e di vita.
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SECONDO PERIODO
Il RITORNO
Torna in Italia nei primi anni ‘70 e si trasferisce in una Fattoria in Toscana dove si dedica ad attività di ranching, di allevamento e di speciale addestramento (Indian Gentled) di cavalli per consentire una didattica equestre atta alla conoscenza dei Valori della Natura e del Paesaggio scoperti tramite il cavallo, quale soggetto fondamentale per l’escursionismo nella Natura e integrata con esperienze di Disegno dal Vero, –
Nel 1975 sposa in seconde nozze Wanda Falorni dalla quale ha il figlio Daniele che lo coadiuverà con amorosa passione, insieme alla mamma, nella gestione dell’azienda.
Partecipa a Mostre Collettive e Concorsi riscuotendo riconoscimenti, e Premi, fra i quali:
Nel 2009, la Palma d’Oro per l’arte
Nel 2009 e 2010, in Svezia, il Premio ‘’Sentimenti e sensazioni dall’Italia’’ alla Maecenas Sverige Academyen, .
Nel 2010 riceve il Premio Città di Stoccolma alla Bellange Galerj i Stockholm
Nel 2011 il Premio Ambiente Italia per il 150° dell’Unità d’Italia con l’opera “Donna Italia nel compimento dell’Unione senza spargere sangue” (ora di proprietà del Comune di Montaione FI) e recensita dal Dr Donato Conenna.
Riceve la Medaglia alla Carriera, conferitegli a Teano dal Presidente della Repubblica.
Nel 2012 prende parte alla Prima Biennale Internazionale di Palermo.
Nel 2013 riceve il Premio Lorenzo de’ Medici a Firenze ed è il I° Classificato al Concorso MusicArte curato dalla Dr. Daniela Pronestì, alle Giubbe Rosse di Firenze con l’opera << Music Sense >> del 1954 che fu già premiata anche alla ‘’One Gallery’’ di New York nel 1956 .
Nel 2014 è invitato alla Prima Biennale della Creatività a Verona e a diverse Collettive in Toscana: a Pontedera alla M. Brogi Arte-Scuola; a Castellina in Chianti e a Greve in Chianti alle Mostre curate da Caterina Pacenti e a quelle organizzate dal M° Alfredo Biagini Il Bottega. Partecipa anche alle Presentazioni della Tavolozza Arte .
Nel 2015 a Signa, partecipa alla Mostra ‘’Artisti contemporanei del territorio delle Signe con l’opera <> dipinta nel 1966/67 – olio su tela 90x100 – Fu l’ultima opera dipinta prima della ‘’sospensione’’ del ’67
E’ recensito in numerosi Cataloghi, Annuari, Libri e Riviste.
Ha ricevuto molte recensioni critiche di rilievo e dati di Rating e di quotazioni.
E’ presente in Collezioni private e in alcune Gallerie fra cui l’importante Galleria Farini Concept di Bologna, la Galleria Pulcherrima della Urbis et Artis di Roma, La Babbuino a Roma, la Galleria Il Tempio a Palermo, la galleria Rosso Cinabro di Roma, Galleria dell’Accademia la Sponda a Roma e altre.
L’opera << CIPRESSI PER DUE>>, olio su tela cm 50X35 - anno 2005, è un dipinto di significative emozioni. Nel 2011 quest’opera è stata scelta dalla Pianista Maria Clara Monetti per la Cover della suonata per pianoforte ^CIPRESSI^, composta nel 1920 dal Maestro Mario Castelnuovo Tedesco. La Suonata è stata eseguita nel Giugno 2011 dalla Prof.ssa M.C. Monetti per le commemorazioni del centenario del Maestro.
Questo il link per accedere all’opera e ascoltare la suonata : http://www.youtube.com/watch?v=E34t8uLbo9s&feature=player_detailpage
Nel 2013 l’opera ‘’Cipressi per Due’’ è stata selezionata per la BIENNALE INTERNAZIONALE DI PALERMO
Nel 2014 l’opera ha ispirato la poetessa Roberta Incerpi donandoci la bella Poesia dal titolo omonimo; ‘’Cipressi’’.
Natura ‘’Inerte’’
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anno 2014, olio su tela 65x40,
L’opera ha ispirato la intensa poesia alla poetessa Nadia Betti dal titolo omonimo :
’’La Chiave del Sapere’’.
Dal 2014 al 2016, l’opera La Chiave del Sapere, è stata esposta alla Galleria Pulcherrima dell’Urbis et Artis, presso l’Università del Seraphicum a Roma; alla Galleria Farini Concept di Bologna; alla Tavolozza Arte di Pontedera e alla Galleria Sant’Isaia di Bologna.
NEL 2016, IN RIFERIMENTO ALLE NATURE INERTI DI BATTIGELLI,
LA DR.SSA AZZURRA IMMEDIATO SCRIVE:
<<… le opere di Riccardo Battigelli sono sempre intrise di un lirismo carico di emozioni, anche quando si soffermano ‘’semplicemente’’ su umili oggetti e momenti del quotidiano ….. ma forse è proprio in ciò la bravura: saper trarre dall’ovvio una essenza; questo non è da tutti … !>>
Dr.ssa Azzurra Immediato
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TRASCORRIMENTO QUANTICO DEL TEMPO -- MMCMIXVII
I dipinti dell’ ultimo periodo (che sostanzialmente riparte dal 2003) risultano dinamici e scevri dal peso di aneddoti o racconti pedanti ma sono invece impostati unicamente sul significato immesso nella forma colmata di sentimenti, emozioni e memorie. Sono evocanti serenità e insieme sofferenza che diventano emozione e narrazione anche di memorie animate da un nuovo modo di impasti cromatici ricchi di terre e sabbie macinate che donano colori naturali, sempre convincenti, che sono elementi di congiunzione con la nuova terra di Toscana, dopo i suoi esordi iniziali nelle terre dell’Emilia Romagna. Chi osserva le opere di Battigelli è come costretto a leggerne la particolarità dell’immagine tramite un’indagine ravvicinata, soffermandosi sul macro-dettaglio del pennellare che nel Primo Periodo poteva divenire anche liberamente astratto ma che ora conduce sempre e comunque a una immagine percettibile e distinguibile. Induce a scoprire il discorso emotivo nascosto ‘’dietro il segno e sotto la pennellata’’ che ci induce a riflessioni sul sentore che ancora qualcosa dovrà accadere.
La pittura di Battigelli è una scena fuori dal tempo. Entra contemporaneamente nel tempo presente e si volge al divenire collocandosi oltre la cronaca e l’affidabilità delle cronache ma si pone fra gli archetipi e gli originali, dove impera la poesia e dove il tema, sempre elettivo, ci restituisce con accenti nuovi e attuali la sorprendente vitalità della manualità matura della pittura, nonostante la prepotenza dell’immagine virtuale. Nelle sue pitture emergono l’essere e la sostanza delle cose attraverso la materia che le impone la forma percepibile oltre il senso metafisico che avvolge l’opera.
Ama dipingere le Nature Morte e le alterna ai Paesaggi o le inserisce in reciproche scene . Sono pause di riflessione su materie, forme, memorie e significati diversi.
Attraverso umili oggetti fa emergere testimonianze e gesti di vita di coloro che li usarono.
Quelle pitture ricche di molteplici tecniche, diventano un intimo diario pieno di motivi sentimentali diversi pur se immessi nella coerente e armonica unità del suo mondo spirituale.
Ma il pretesto s'oggettuale rivela anche un senso di indifferenza; barattoli e bottiglie case, colline o alberi o fiori o figure si manifestano, nel suo ultimo percorso, come la forma pura che va, con umiltà, a impadronirsi di uno spazio interiore.
E’ la sostanza metafisica dell’essere che diviene immagine.
Nel 2010, in occasione di una Mostra in Svezia alla Bellange Ateliè Galerj dove partecipa con alcune Nature Morte, e alla Maecenas Sverige Academien con l’ opera -''CRONOS- Il Tempo scorre sulle cose ''- olio su tela 70x70 del 2005 , riceve il Premio Città di Stoccolma 2011 e questo significativo Commento, che identifica la qualità filosofica e comunicativa delle opere del Battigelli.
STOKOLM 11/11/2010 -FROM MAECENAS ACADEMY OF SWEDEN,
NOTE THE DIRECTOR PROF. R. BALDELLI
< M ° Riccardo Battigelli representerar med sitt arbete i en intensiv enkelhet och djup på sammansättning begreppet tid som giltiga, dvs i avkänningen Heidegger, en "timme" som inte har blivit närvarande men som kommer att bli, enligt sin egen kunna vara. >>
<< M ° Battigelli, representerar, bland döende former och vissnade blommor, mellan skärvor och dammiga föremål, emellertid och alltid en relation av liv; som viljan att leva och kanske en önskan att leva lyckligt,"nu".>>
<< Il M° Riccardo Battigelli rappresenta con la sua opera in un intensa semplicità e profondità di composizione il concetto di Tempo come autentico, ossia in senso heideggeriano, un "ora" che non è divenuta attuale ma che lo diverrà, in base al suo proprio poter esserci. >>
<< Lei, M° Battigelli, rappresenta, tra forme morenti e fiori appassiti, tra i cocci e i polverosi oggetti, comunque e sempre un rapporto di vita; come il desiderio di vivere e forse il desiderio di vivere felicemente, "ora". >>
Doctor Richard Baldelli - Regissör Maecenas Sverige Academy – Stockholm
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‘’ I colori subiscono variazioni d’impasti compositi mutevoli; diventano i protagonisti di un linguaggio che si adatta ai singoli casi o sentimenti o momenti.
Diventano la forma.
Diventano impasti di molteplici sostanze, in parte solo a lui note, unite a sabbie e terre macinate, come per dare un senso di appartenenza ai soggetti dipinti.
Eludono il disegno e lo esaltano ad un medesimo tempo. Anzi, è “ il senso” della forma che diventa il protagonista dell’immagine: come figura “sacra” che parla di dolore e di rinascita.’’
‘’Questi sono i valori della totale attualità dell’arte di Battigelli che per comunicarceli si avvale, con umiltà, di comuni oggetti del quotidiano, del passato e del presente, prevalentemente di origini della ruralità alla quale si connettono le memorie delle italiche radici.’’
Paesaggio. << QUANDO IL CALAR DEL SOLE INDUCE A MEDITARE >>
ANNO e DATI: 2009 - DIMENSIONI in cm. : 40 x 60 - TECNICA: Tempere a olio su tela
Collezione: Dr.ssa Antonella Piccirillo
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<< Se a ogni sera ‘’dell’oggi’’ ci venisse il desiderio di ‘’meditare’’, il ritorno al lavoro del domani sarebbe più felice, più veri gli affetti, più serenità nel vivere con il ‘’bene’’, se ci circonda di fratellanza.
Ancora una volta c’è un Francesco che nel retaggio di un indelebile solco , tracciato nel Tempo, è fra noi a testimoniare, anche, che le egemonie delle risorse (all sense) di Madre Terra non devono più prevaricare e condizionare la gestione degli Stati, pena l’equilibrio del benessere e dell’esistere delle genti.
E’ una testimonianza che ci riguarda tutti da vicino. La preghiera è fede che aiuta.
Dovremmo essere popoli l’un l’altro capaci di essere saggi e fra noi solidali. >>
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Paesaggio -TRAMONTO sul Monte Serra-olio su tela50x40 – anno 2010. JPG –
‘’ Cos’è un tramonto se non l’Essere e il Divenire del Tempo.
E’ il ciclo ammonitore
Del duro peregrinare
Nel solco rigoroso
Di nostra vita terrena.
E’ la Testimonianza dell’infinito moto Solare,
che è Vita dell’Universo.
E’ Giudice e Verità
Del Compiersi del Tempo del Creato Universale. ‘’
Riccardo Battigelli
Nella sua produzione ci sono anche opere di Testimonianza storica e di Eventi
che hanno segnato momenti di importanti vicende dei nostri giorni.’’
Fra le più famose c’è anche una dedicazione a una tragedia:
<< UN TRENO PER VIAREGGIO! IL 29 GIUGNO 2009 >> –
La presentazione:
<< QUESTA MODESTA OPERA è stata eseguita il 16 Luglio 2009, da me, Riccardo Battigelli pittore, sconvolto alla notizia del decesso della 29’esima Vittima del “tragico disastro di Viareggio” avvenuto nella sera del 9 Giu. 2009.
Ho immaginato e dipinto il tragico evento con la speranza che non si ripetano mai più altri dolorosi lutti e auspicando che quest’opera generi riflessioni e dialogo sulle responsabilità e cause dell’evento, affinché si intervenga a lenire le enormi necessità materiali, spirituali e morali degli Eredi delle Vittime e dei Superstiti che soffrono le indicibili perdite delle Persone Care, straziate e uccise dall’immane disastro e lo sfacelo di ogni loro bene.
Metto quest’opera a disposizione delle Autorità interessate per organizzare un’Asta di opere d’arte per Beneficenza a favore degli eredi delle Vittime.>>
COMMENTI RICEVUTI SULL’OPERA
<< UN TRENO PER VIAREGGIO! IL 29 GIUGNO 2009>>
Commento del Dr. Giorgio Falossi , Direttore dell’Editrice ‘’Il Quadrato’’
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Aldo Maria Pero
Altra Opera di interesse sociale, del 2011:
“Donna Italia,
fa L’Italia senza spargimento di sangue ‘’
Indica un episodio storico rilevante qual è stato L’UNIFICAZIONE DELL’ITALIA –
l dipinto ora è di Proprietà del Comune di Montaione (Firenze) –
Il Critico D’arte, Dr. Donato Conenna, In occasione del Premio
‘’IL CENTOCINQUANTESIMO a TEANO’’, scrive:
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<>. Ma l’opera sua è evocativa, anzichenò, anche stilisticamente, di un anelito che possa essere “ la metafora, il simbolo, l’emblema” di unità, anche culturale degli italiani. E “Donna Italia, fa L’Italia senza spargimento di sangue ’’. Se la Bellezza salverà il mondo, come Fëdor Michajlovič Dostoevskij fece dire al suo Idiota, pare che per il Battigelli sia solo la Donna che ‘’vince’’ senza violenza ma …. con la sua Bellezza ! >>
Donà Conenna
<< Si è già visto come compie il suo lungo percorso da Corot a Cezanne, da Fattori a Manet e a Morandi che sono i Maestri moderni da lui più amati e riconosciuti, fino a concludersi in se stesso e nel proprio suo modo d’essere.
Ha sempre agito rispettando tutti, ma biasima i “sistemi’’, quasi sempre effimeri, di tendenze o mode di passaggio, che finiscono per umiliare i valori della tradizione dell’arte.
Egli pensa, e dice, che portati ai noti ‘’eccessi chiassosi’’ possano degradare l’arte dell’eticità dei valori dell’estetica e della comunicabilità o che finiscono per esaltare aspetti caduchi a discapito di altri veri valori: distolgono e disabituano il pubblico dal beneficio del dialogo con la Bellezza dell’arte…….>>
Da una nota del Prof. Stefano Santuari
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PECULIARITIES AND SUBJECTIVITY OF AN ARTIST:
the Italian painter Riccardo Battigelli
Published on Volume:
POLYCROMIA 2016 - The wonder of the Contemporary Art
Curated by Dino Marasà - Copyright Byblos Studio - 2016-2017 -
“Simply Art. In summary this is Riccardo Maestro Battigelli. He is Master. Of human and world experience, lived, profound, great and rich.
Riccardo Battigelli paints and creates, invents, guide, stimulate, makes us think, helps us to measure ourselves against the magnificence of the cosmos. He does not make us feel small remote beings in the universe, but the protagonists of the same.
A total involvement of aesthetic sense and of mind, then, is induced to the viewer. It’s a sincere emotion. Like the color and the sign of its description; sometimes so close to his Tuscany, it’s able to fly in antiquity while hovering over the boundless spaces of the pictorial theory almost abstract.
Battigelli is delicate and decisive in all his works, is a Master painter, poet, man of culture. As they were certain ancient men. We should always listen to his kind of painting and life lesson. Because it is rich in content and in humanism. The one who nowadays wakes up in some minds and the same who walked six centuries ago in the homeland Tuscany.
A homeland that gave to Italy a language, the sovereign way to communicate, understand and share.
Battigelli is one of its most illustrious sons. He is a deep and sweet soul, a lighthouse in the ocean of culture, place to guard a cultured, cosmopolitan hospitable city, with solid walls: Battigelli himself.”
Doctor.Prof. Dino Marasà, Historian, Hellenist and Art Critic
Intense Poesie sono state ispirate a Poeti contemporanei
dalle opere del Battigelli.
<< CIPRESSI PER DUE >> 2005 – olio su tela 50x35
- 2011 – Quest’opera, ritenuta di significative emozioni, è stata prescelta dalla Pianista Professoressa Maria Clara Monetti per la Copertina della suonata per pianoforte “Cipressi”, composta nel 1920 dal Maestro Mario Castelnuovo Tedesco ed eseguita nel Giugno 2011 dalla stessa Pianista per le commemorazioni del Maestro.
- PER ASCOLTARE LA SUONATA del M° Mario Castelnuovo-Tedesco: ‘’Cipressi’’ del 1920 – cliccare su:
http://www.youtube.com/watch?v=E34t8uLbo9s&feature=player_detailpage - Caricato su YouTube da TheWelleszCompany in occasione delle commemorazioni del Maestro Castelnuovo Tedesco, il 19 Luglio 2011.
Musicista: Mario Castelnuovo-Tedesco (1895-1968): ‘’Cipressi’’ suonata per pianoforte (1920).
Mariaclara Monetti, pianoforte. – Cover image: painting by Riccardo Battigelli-
- 2013 – l’opera è stata selezionata per la PRIMA BIENNALE INTERNAZIONALE DI PALERMO.
Nel 2014 l’opera ha ispirato la poetessa Roberta Incerpi per la Poesia ‘’Cipressi per Due’’.
‘’Svettano Cipressi blu nel rosa del tramonto.
Due
Nell’ora morbida dell’oblio.
Dritti, toccano le stelle
Sorgerà radioso il domani
confusi i sogni evaporeranno leggeri
Integri e schietti
certezza nell’aria mutevole.
Lealtà nel timoroso risveglio.
Autentici e Sinceri
Due cipressi abbracciati ma indipendenti.
Dignità e rispetto.’’
Roberta Incerpi
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Anno 2005 – olio su tela 70x50
Quest’opera ha ispirato la poesia dal titolo omonimo alla poetessa Nadia Betti
Un raggio di luce trafigge le ombre del tempo
nell’eremo di antiche memorie,
quando il precario equilibrio della saggezza
si aggrappa alla polvere intrisa di vetusta sapienza,
bussando alla porta delle segrete,
dimentico, di possederne la chiave.
Un filo di vita rimane nella brocca
che toglie la sete fino all’ultima goccia,
reminescenza di viva passione,
dolcemente anch’essa si piega al sapere,
in cerca di perdono.
E quando scende la sera un moccolo di luna
si specchia nel vetro, dà voce alla tela
silente in attesa, di donare pace alla mente,
una carezza allo spirito.
Nadia Betti - Novembre 2014
Ci sono anche opere che rappresentano i suoi ricordi di vita vissuta con mandrie e cavalli; sono spesso firmati con lo pseudonimo di RickyBatt, come era chiamato dai colleghi Cowboy. Vi si possono percepire lo scalpitio di zoccoli, i muggiti o il sibilo delle tempeste o il contesto degli eventi dei cowboy, ma sono come ovattati nelle brume di un tempo lontano.
Ormai rivivono solo nelle nostalgiche emozioni della memoria.
Molte di queste opere fanno ora parte delle Collezioni, D. N. Blakmer, Richard Ruschena, Stefano Scotti, Paolo Bucalossi e altri.
Diverse altre opere della Western Art di RickyBatt sono inserite in un proprio catalogo.
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Ha progettato luoghi di culto, eseguito sculture e dipinti. Durante tutto l’arco della sua attività artistica si è spesso dedicato ad opere di religiosità Cristiana, fra cui L’Oratorio e la Cappella della Vergine di Lourdes a Castelnuovo Rangone MO. La Cappella Votiva a Tutti i Caduti sull’Appennino Tosco-emiliano ( Parrocchia di Padre Pantera di Guiglia MO), altre. Le sue Immagini Sacre si inseriscono in punta dei piedi nel contesto della spiritualità Cattolica.
La “DEPOSIZIONE” del 1965 - Scultura in ferro, cm 150x240, per il Cardinale Lercaro - Bologna 1965-66 - Opera nella Curia di Bologna realizzata con filamenti in ferro determinanti la segnica spaziale delle immagini con apporti di porzioni sagomate in vetro, rame e plexiglas colorati. E’ discosta dal fondale per consentire la retro illuminazione, determinando così un controluce di forte significazione emotiva ed evocativa.
Con tecnica simile è la ‘’CROCIFFISIONE e MARIA ‘’ eseguita nel 2005/2007 nella Parrocchia di San Pietro a Sughera (FI) per il Priore Mons. Francesco Gotti. (qui un particolare) – E’ un’opera suggestiva e imponente, ma eseguita con umile materiale di recupero: il filo di ferro << al quale fa assumere, attraverso una forma di intensa segnica spaziale, l’espressività spirituale del dramma glorioso del supplizio di Cristo, ‘’ liberando l’immagine dalla materialità corporea restituendo la sublimazione della trascendenza del mistero della Trinità. ‘’ Materia e forma, scienza e conoscenza conducono l’arte di Battigelli alla dottrina del divenire e concezione di Dio. >>
La Critico d’Arte Dr.ssa Caterina Pacenti, nel 2014 scriveva:
<< L’Uomo anatomicamente perfetto, raccontato in pittura da pochi graffianti segni, diviene nella Crocifissione della Sughera ridotto ad uno straordinario groviglio di filo di ferro. È lo stesso artista che parlando dell’opera la descrive come ^composta dall’umiltà dell’impiego di un semplice materiale di scarto^; il filo di ferro utilizzato nelle balle di fieno. È questa l’espressione che ci dà la misura della sensibilità e della capacità dell’uomo e dell’artista che fa di un materiale assolutamente povero, come preso da quel fienile dove il Bambino Gesù nacque, un’opera assolutamente suggestiva e profondamente legata alla luce che in ogni istante modifica la percezione che della stessa si ha.
È infatti il materiale, dove più si attorciglia e si contorce, a creare le ombre, che segnano il corpo inconsistente ed immateriale del Cristo che appare come svuotato di tutto ma invece così forte e persistente nella sua fondamentalità e nella sua essenza; quasi da non necessitare più, nella mente dell’artista, di un corpo fatto di una massa piena, di muscoli e carni, ma fatto di linee come fosse un disegno, uno schizzo tridimensionale, una sorta di apparizione; come costituito di solo spirito.
L’essenziale, il ritorno alle origini, la povertà dei materiali, si fondono così in una poetica dei sentimenti e dell’uomo che trova nella semplicità e nel profondo dell’anima l’essenza.
Straordinario e palpabile il coinvolgimento profondo, fino all’immedesimazione, che Battigelli racconta di aver provato realizzando l’opera; il dolore e la fatica nel torcere il materiale, piegarlo e lavorarlo, fa rivivere dentro di lui i tormenti, i dolori e le lacerazioni della sua stessa anima. Il dramma, personale, dell’uomo e dell’umanità giunge a guidare la mano dell’artista nel rappresentare il dramma della Crocifissione.
La presenza di Dio, del Divino, la si avverte nelle sue opere, non solo di soggetto sacro, ma la si avverte nella natura che è Creato prima di essere materia, nella rappresentazione dell’uomo e della sua sofferenza, negli oggetti e nei luoghi che vengono interpretati secondo quel “senso spirituale delle cose” che è proprio di Battigelli. >>
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“ L’ULTIMA CENA NELLA STANZA DEI TAPPETI – Lu XXII-12” –
Anno 2009- olio su tela - 100x52 – Collezione Dr. Crocetti –
Nota di R. Battigelli:
“”Nel Vangelo di Luca, XXII-12, è descritta la sala in cui si tenne l’Ultima Cena: Nella traduzione greca è specificato “ nella sala ricoperta dai tappeti”
Il Vangelo di Giovanni, XIII-23 riporta anche il termine “giacenti a mensa” –
Ciò farebbe pensare ai triclini in uso ai cittadini liberi, secondo il costume greco-romano. Stile che era diffuso anche in Palestina e in altri stati “occupati” dai romani.
Tuttavia è più corretto e veritiero pensare che Gesù, che era ebreo per luogo di nascita, fosse ovviamente consono alle usanze autoctone dell’epoca.
Quindi, certamente la sala dei tappeti era corredata dai sedili di forma rotonda in uso da sempre nei territori medio orientali e arabi.
Altra riflessione è che nei Vangeli non si trovano espliciti riferimenti ai triclinium e i modi di mangiare in quei territori era quindi diverso da quello romano e i termini e le descrizioni storiche indicano un modo diverso da quello rappresentato tradizionalmente nella iconografia e nelle opere d’arte posteriori.
In tutta la storia dell’arte L’ultima Cena è sempre raffigurata intorno a una grande tavola, ma ciò contraddice incredibilmente la storia e quanto sopra specificato.
Dopo queste riflessioni e altri studi la scena di questa Ultima Cena è stata immaginata come, umilmente, è rappresentata nel dipinto.
A destra è Gesù “pieno di luce prpria”. A sinistra, dal fondo, è Giuda che alle parole di Gesù che spezza il Pane offrendolo ai discepoli, si alza con un atteggiamento che prelude al suo nefasto gesto che di li a poco porterà a termine, per poi amaramente pentirsene quando si renderà conto delle estreme conseguenze del suo tradimento.
Gli altri discepoli sono posti a cerchio e, attoniti e compiti, stendono significatamente la mano in segno di accoglienza piena del “Sacro Messaggio”….-
La circostanza dell’Ultima Cena è anche la testimonianza delle ultime ore di Gesù e del suo Dono Totale. E’ la situazione del tradimento, del rinnegamento e dell’incomprensione: basta leggere il Vangelo di Luca per comprendere come gli stessi discepoli più intimi non capiscano il senso delle parole e dei gesti di Gesù. Nel dipinto ho cercato di esprimere quel loro stato d’animo negli atteggiamenti “inerti” e nei volti ieratici e attoniti.
Pane e vino: sono gli alimenti più semplici ed essenziali. Ma il vino, che «rallegra il cuore dell’uomo», è anche nella Scrittura simbolo di gioia, di festa nuziale, del dono messianico, del dono della Legge di vita.
Nelle immagini del pane, cioè il corpo spezzato di se stesso e del vino, cioè il sangue versato è già prefigurato il sacrificio cruento della croce. Eppure è una vita che non viene tolta, ma donata liberamente per amore: per tutti noi.
Maria, fin dai primi vagiti del Suo Figlio, ha sempre saputo di quel Sacrificio e di quel Dono del Suo Gesù.
Lo si scorge nel Suo volto assorto nelle constatazioni di quanto accadrà nel percorso di vita terrena fino all’Ascesa al Padre.
E par che tutto scaturisca dal dono della Rosa scarlatta che il piccolo Gesù porge a Sua Madre.
“ ASCESA DEL CORPO E DEL SANTO SPIRITO …..” – olio su tela 90x120 – opera iniziata nel 2007. Poi ultimata nel 2009 e collocata nel 2010 nella Chiesa di San Pietro a Sughera – Montaione (Firenze).
E’ stato un lungo periodo di meditazioni sulla possibilità di riuscire a enunciare in un’unica opera i significati di Morte e Resurrezione, nonché il concetto di “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” – Quindi l’opera esprimerà ogni significazione della Nascita da donna, dal supplizio di Croce fino all’ascesa al Padre e al ritorno nell’umanità –
La Croce si erge dalla forma emisferica che simboleggia sia il monte Cranio che il pianeta Terra.
Ai lati i ladroni e alla destra di Gesù si identifica colui che … “salirai con me in paradiso” e il popolo devoto e afflitto inginocchiato ai piedi della croce. A sinistra di Gesù i carnefici.
Al centro è Maria che esprime il suo immenso dolore ma anche la consapevolezza di ogni significazione di quanto sta accadendo e accadrà nei secoli.
Ai piedi della Croce è il Sangue di Cristo che cola dal corpo martoriato da oltre 120 colpi di flagello, dalle ferite provocate dal casco di spine, dai polsi e dai piedi trafitti dai chiodi, dal colpo di lancia inferto al costato destro.
La gravità delle ferite inferte al corpo di Cristo sono inequivocabilmente testimoniate non solo dai Vangeli ma confermate dalle evidenze improntate nel Sacro Telo ( la Sindone) che avvolse il Suo corpo, custodendolo per tre giorni prima della Resurrezione.
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“Cristo Benedicente”
anno 1962
ovvero: come la S. Sindone
Bozzetto 80x180 del dipinto a olio su tavola 220x120 eseguito nella Chiesa di Vetriolo Terme – TN.
E’ evidente l’ispirazione dalla Sacra Sindone che ebbi modo di conoscere sui libri e stimolato da quell’immagine ho eseguito il dipinto volendo rafforzare la sacra realtà della Sindone con l’immagine dell’impronta di Gesù “impressa” nel Sacro Telo. Gesù, pur crocifisso, defunto, avvolto nel lino e chiuso nel sepolcro e poi Risorto, compie qui un gesto di benedizione. –
Il Parroco di Vetriolo, committente dell’opera, fu entusiasta di questo mio concetto e approvò l’opera.
Sul Giornale locale scrisse: << …… ne scaturisce un messaggio di intensi significati che fa pensare al perdono dei carnefici, ma anche a un gesto di benedizione soprattutto a chi crede in Lui e ha certezza nel Suo ritorno…..>>.
(al momento non si dispone della foto del dipinto)
In Memoria di Papa Giovanni Paolo II° - anno 2005 olio su tela 100x120 -
Parrocchia di San Pietro a Sughera – MONTAIONE - FI
Le mani del Santo Padre si congiungono in alto nell’atto di Ostensione dell’Ostia e si pongono come a conformare il profilo simbolico della Chiesa: La Chiesa, appunto, che ci accoglie tutti sotto le braccia di Dio.
IL RITORNO
Tornato in Italia nei primi anni ‘70 si trasferisce in una Fattoria in Toscana dove si dedica ad attività di ranching, di allevamento e di speciale addestramento (Indian Gentled) di cavalli per consentire una didattica equestre atta alla conoscenza dei Valori della Natura e del Paesaggio scoperti tramite il cavallo, quale soggetto fondamentale per l’escursionismo nella Natura e integrata con esperienze di Disegno dal Vero, –
Nel 1975 sposa in seconde nozze Wanda Falorni dalla quale ha il figlio Daniele che lo coadiuverà con amorosa passione, insieme alla mamma, nella gestione dell’azienda.
NEL SECONDO PERIODO partecipa a Mostre collettive e Concorsi riscuotendo importanti riconoscimenti, fra i quali:
Nel 2009, la Palma d’Oro per l’arte
Nel 2009 e 2010, in Svezia, il Premio ‘’Sentimenti e sensazioni dall’Italia’’ alla Maecenas Sverige Academyen, .
Nel 2010 riceve il Premio Città di Stoccolma alla Bellange Galerj i Stockholm
Nel 2011 il Premio Ambiente Italia per il 150° dell’Unità d’Italia con l’opera “Donna Italia nel compimento dell’Unione senza spargere sangue” (ora di proprietà del Comune di Montaione FI) e recensita dal Dr Donato Conenna. Riceve la Medaglia alla Carriera, conferitegli a Teano dal Presidente della Repubblica.
Nel 2012 prende parte alla Prima Biennale Internazionale di Palermo.
Nel 2013 riceve il Premio Lorenzo de’ Medici a Firenze ed è il I° Classificato al Concorso MusicArte curato dalla Dr. Daniela P...