About The Artist
RICCARDO BATTIGELLI - PITTORE DEL SILENZIO DELLA LUCE
^Nel caos comunicativo nella vita di oggi c’è, finalmente o per buona ventura, un ritorno alla pittura dipinta. Ha segnato, in senso percepibile e valutabile, i suoi primi passi nell’ultimo decennio del XX° secolo e caratterizza buona parte dell’arte contemporanea del Nuovo Millennio. Non si tratta di nostalgismo o di anti progressismo. E’ un recupero del “mestiere”, una sorta di atto di coscienza: il senso culturale sentito da una importante fetta di umanità che prende le distanze dalla ‘’leggerezza’’ di un certo pubblico e dal tedioso perfezionismo del fotorealismo e dagli strattagemmi ottenibili con il digitale. - In questo scenario, che da tempo non proponeva novità allettanti, si pone ora, al cospetto di un pubblico e di una critica sempre più attenti, la produzione di un’arte figurativa più attendibile e virtuosa, capace di emozionare e “raccontare”. ^
^Nel “nuovo orizzonte”, dove operano valentissimi artisti presenti in ogni parte del mondo, eccelle anche il lavoro del secondo periodo dell’arte di Riccardo Battigelli. –
Di famiglia di origini triestine, è nato a Firenze nel 1933. Si è formato come pittore esordiente a Bologna negli anni ’50 e ’60. Poi, per i giochi a volte avversi del vivere, è “sparito” dalle scene attive dell’arte ed è ricomparso nel mondo della pittura in Toscana agli inizi del Nuovo Millennio. - Comunque è pittore dal talento conclamato anche se affetto da un percorso eclettico che parte negli anni fra il 1949 e il 1955 della sua formazione artistica, elargita particolarmente dai suoi amati Maestri G. Morandi, P. Mandelli e A. Natalini all’Accademia di Belle Arti di Bologna e di G. Michelucci e altri alla facoltà di Architettura di Firenze.
La sua produzione figurativa di Nature morte, di Paesaggi e di Figure, si colloca nelle forme poetiche di una pittura che guarda al passato ponendosi nella realtà del presente.
Subisce la lezione degli Impressionisti, ammira i Macchiaioli, sente la presenza di certi aspetti del Novecento italiano ma si fonde nella contemplazione ammirata di Renoir e di Manet ma soprattutto meditando sul fascino che gli provoca l’arte di Paul Cézanne, a sua volta già amato da Giorgio Morandi.
La pittura di Battigelli è permeata da un suo dialogo espressivo che sperimenta sempre la sintesi della ricerca in perfetta simbiosi fra sogno e realtà. Si propone, infatti, per una singolare forza istintiva sempre coerente fra le emozioni che subisce dalla natura, ciò che da essa percepisce e ciò che è poesia.
Sono l’equivalente di una iconografia realistica, una gestualità solenne e un cromatismo controllato. Questa sua indole libera e priva di imitazioni conduce alle avanguardie storiche della modernità; un lungo e sofferto percorso da Cézanne fino a Morandi. Tuttavia è presente una profonda cultura nella composizione e la matura coscienza della funzione del disegno, della luce e del colore e sa come mettere, con saggia evidenza, il senso emotivo del Bello interiore nella musicalità del simbolismo di una italianità “universalizzata”.
Nel 1966, in occasione del Premio Montagnola a Bologna, la Dr.ssa Lidia Mandelli Puglioli scriveva sul Resto del Carlino: << …….. ma fin da subito il Battigelli (ha iniziato a dipingere a 16anni) adotta un linguaggio libero e sciolto, già innovatore nel colpo sicuro della pennellata che senza attesa costruisce e definisce l’immagine. Senza ripensamenti. Entra ed esce fra realtà e astrattismo ma solo apparente; il riconoscibile vince.
Ha frequentato anche l’ambiente livornese. In certi aspetti ne ha subito l’emozionalità delle rotte segnate da Fattori, da Carena e da altri macchiaioli, cedendo al loro fascino ma senza mai cadere nel copismo o nell’imitazione della loro forma pittorica né di nessun’altro.
La sua tavolozza si avvale di un numero limitato di colori ma che riesce in ogni modo ad articolare in un’infinita gamma di toni che nei loro passaggi determinano le forme, gli oggetti, le profondità prospettiche. Padronanza di mestiere, insomma.
A volte mi fa pensare a Carlo Corsi, già vecchio maestro bolognese ma del quale il giovane Battigelli è ammiratore ricambiato; ma senza subirne effetti.
In questo dipinto << Rifiorito in primavera>>, come in molti altri di questo suo felice periodo giovanile, il colore signoreggia sulla forma dell’oggetto. Forma determinata in un trionfo lirico della cromia, espressa con pennellate ampie e piatte e ognuna collocata con precisa decisione nel punto giusto e nella spazialità consapevole.
E’ il canto di primavera che erompe nel subbuglio cromatico che emoziona, evoca, rende una piacevole consapevolezza di naturalità. E’ il divenire del tempo. E’ il segno ineluttabile del nostro sopravvivere.
Mi vengono a memoria opere del Battigelli viste nel suo studio. Eloquenti e puntuali nel sentire e narrare luoghi e emozioni degli autunni bolognesi e della Bassa, come quelle esposte in altre mostre locali: al premio Casalecchio come all’Estense a Ferrara e al Ghirlandina Sei a Modena. In tutte i colori a piatte ma sapienti pennellate ‘’dicono’’ nel suo modo, unico, le emozioni di luoghi e momenti e stagioni.
Se volessimo confrontare le opere del Battigelli dal 1952 a questo del ‘56, con quelle di altri artisti di quel periodo, tutti accomunati da analoghi intenti di ricerca pittorica, troveremmo, probabilmente, i “Fiori” dell’estate ’56 di Morlotti; il “concetto spaziale” del ’57 di Fontana; il “Paesaggio” del ’55 di Carmassi; “Spagna” del 60 di Vedova; Figurina in giallo del 56 di Corsi – Tutti postumi a quelli del Battigelli dal 1952, compreso questo << Rifiorito>> che è del marzo del 1956. Questo per dargli atto almeno della sua unicità.
Se per eventi contrari nei suoi affetti familiari decidesse veramente nel proposito di abbandonare arte, città e paese, sarebbe un grosso scorno doloroso per amici e estimatori e per la nuova tendenza pittorica neo figurativa–naturalista bolognese, nella quale il Battigelli ne è esegeta ma è anche fra gli iniziatori.>>
Lidia Mandelli Puglioli – Bologna 26 aprile 1966 -
<> - anno 1966 – olio su tela 90x100 .
Collezione privata.
I suoi dipinti risultano dinamici e scevri dal peso di aneddoti o racconti pedanti ma sono invece impostati unicamente sul significato immesso nella forma colmata di sentimenti. Sono evocanti serenità e insieme sofferenza che diventano emozione e narrazione animate da pennellate libere ma precise, sempre convincenti, costringendo chi osserva a leggerne la sottigliezza d’immagine tramite un’indagine ravvicinata, soffermandosi sul macro-dettaglio, sul pennellare che può divenire anche liberamente astratto ma che conduce sempre a una immagine percettibile e distinguibile.
Induce a scoprire il discorso emotivo nascosto dietro il segno e sotto la pennellata.
La pittura di Battigelli è contemporaneamente una scena fuori dal tempo e nel tempo divenire. Si colloca fuori dalla cronaca e dalla attendibilità del réportage ma è nel mondo dei prototipi, dove impera la poesia, e dove il tema, sempre elettivo, ci restituisce con accenti nuovi e attuali la sorprendente vitalità della manualità matura della pittura, ad onta della prepotenza dell’immagine virtuale. Ci sono opere del Battigelli che hanno ispirato intense poesie a Poeti contemporanei , Durante tutto l’arco della sua attività artistica si è spesso dedicato ad opere di religiosità Cristiana. Ha progettato luoghi di culto, eseguito sculture e dipinti. Le sue Immagini Sacre si inseriscono in punta dei piedi nel contesto della spiritualità Cattolica.
In alcune Crocifissioni, come quella suggestiva e imponente posta nella Chiesa di San Pietro a Sughera, presso Montaione (FI), ha usato un umile materiale di recupero: il filo di ferro usato per le presse di fieno e gli fa assumere attraverso una forma di intensa segnica spaziale, l’espressività spirituale del dramma glorioso del supplizio di Cristo, liberando l’immagine dalla materialità corporea restituendo la sublimazione della trascendenza del mistero della Trinità. ‘’
La Critico d’Arte Dr.ssa Caterina Pacenti, nel 2014 scrive:
<< L’uomo anatomicamente perfetto, raccontato in pittura da pochi graffianti segni, diviene nella Crocifissione della Sughera ridotto ad uno straordinario groviglio di filo di ferro. È lo stesso artista parlando dell’opera a descriverla come “composta dall’umiltà dell’impiego di un semplice materiale di scarto (il filo di ferro utilizzato nelle balle di fieno)”. È questa l’espressione che ci dà la misura della sensibilità e della capacità dell’uomo e dell’artista che fa di un materiale assolutamente povero, come preso da quel fienile dove il Bambin Gesù nacque, un’opera assolutamente suggestiva e profondamente legata alla luce che in ogni istante modifica la percezione che della stessa si ha.
È infatti il materiale, dove più si attorciglia e si contorce, a creare le ombre, che segnano il corpo inconsistente ed immateriale del Cristo che appare come svuotato di tutto ma così forte e persistente nella sua essenzialità, nella sua essenza; quasi da non necessitare più, nella mente dell’artista, di un corpo fatto di una massa piena, di muscoli e carni, ma fatto di linee come fosse un disegno, uno schizzo tridimensionale, una sorta di apparizione; come costituito di solo spirito.
L’essenziale, il ritorno alle origini, la povertà dei materiali, si fondono così in una poetica dei sentimenti e dell’uomo che trova nella semplicità e nel profondo dell’anima l’essenza. Straordinario e palpabile il coinvolgimento profondo, fino all’immedesimazione, che Battigelli racconta di aver provato realizzando l’opera; il dolore e la fatica nel torcere il materiale, piegarlo e lavorarlo, fa rivivere dentro di lui i tormenti, i dolori e le lacerazioni della sua stessa anima. Il dramma, personale, dell’uomo e dell’umanità giunge a guidare la mano dell’artista nel rappresentare il dramma della Crocifissione.
La presenza di Dio, del Divino, la si avverte nelle sue opere, non solo di soggetto sacro, ma la si avverte nella natura che è Creato prima di essere materia, nella rappresentazione dell’uomo e della sua sofferenza, negli oggetti e nei luoghi che vengono interpretati secondo quel “senso spirituale delle cose” che è proprio di Battigelli. >>
Nel suo primo periodo bolognese esegue lavori di architettura degli interni e scenografie. per diversi teatri, tra cui il Regio di Parma dove riceve un premio per la ‘’Migliore Scenografia’’.A Sarsina, nel 1956 progetta la cavea e l’arena ed esegue le scenografie per l’Inaugurazione del bi millenario di Plauto, ivi nativo.
Espone dipinti in Italia, Europa, Nord Africa e Stati Uniti. La sua arte riscuote crescenti consensi, tanto da valergli, fra il 1955 e ‘56 il Premio San Fedele a Milano, il Montagnola, il Casalecchio e il Re Enzo a Bologna, oltre alla Gal. Numero
di Firenze e alla ‘’One Gallery’’ di New York nel 1956 e ‘57. .
Nel 1967 chiude lo studio di Bologna e a causa di dolorosi eventi familiari, si ritira in USA dove recepisce saperi diversamente acquisibili altrove, lavora in un Ranch nel NM vive importanti esperienze formative, di cultura e di vita.
Tornato in Italia si trasferisce in una Fattoria in Toscana e dagli anni ’70 si dedica ad attività di ranching, di allevamento e speciale addestramento di cavalli per consentire una didattica equestre integrata con esperienze di Disegno dal Vero, atta alla conoscenza dei Valori del Paesaggio tramite il cavallo, quale soggetto fondamentale per l’escursionismo nella Natura.
Nel recente periodo partecipa a Mostre collettive e Concorsi riscuotendo importanti riconoscimenti, fra i quali, nel 2009, la Palma d’Oro per l’arte e il Premio ‘’Sentimenti e sensazioni dall’Italia’’ alla Maecenas Sverige Accademy, in Svezia.
Nel 2010 il Premio Città di Stoccolma alla Bellange Galerj i Stockholm
Nel 2011 il Premio Ambiente Italia per il 150° dell’Unità d’Italia con l’opera “Donna Italia nel compimento dell’Unione senza spargere sangue” (ora di proprietà del Comune di Montaione FI) e la Medaglia alla Carriera, conferitegli a Teano dal Presidente della Repubblica.
Nel 2012 prende parte alla Prima Biennale di Palermo,
Nel 2013 riceve il Premio Lorenzo de’ Medici a Firenze ed è il I° Classificato al Concorso MusicArte alle Giubbe Rosse di Firenze con l’opera << Music Sense >> del 1954.
Nel 2014 partecipa alla Prima Biennale della Creatività a Verona e a diverse Collettive: a Pontedera alla M. Brogi Arte-Scuola, a Castellina in Chianti e a Greve in Chianti le Mostre curate da Caterina Pacenti e organizzate dalla WarpArt del ‘’ Il Bottega’’. Partecipa a presentazioni alla Tavolozza Arte . E’ recensito in numerosi Cataloghi, Annuari e Riviste. Ha ricevuto molte recensioni critiche di rilievo e dati di quotazioni.
E’ presente in alcune Gallerie fra cui la prestigiosa Galleria Farini Concept di Bologna
<< CIPRESSI PER DUE>> olio su tela cm 50X35 - anno 2005, Opera di significative emozioni, è stata scelta dalla Pianista Maria Clara Monetti per la Cover della suonata per pianoforte “Cipressi composta nel 1920 dal Maestro Mario Castelnuovo Tedesco”, dalla stessa eseguita nel Giugno 2011 Pianista per le commemorazioni del centenario di questo Maestro.
- Nel 2013 l’opera è stata selezionata per la BIENNALE INTERNAZIONALE DI PALERMO
- Nel 2014 l’opera ha ispirato la poetessa Roberta Incerpi donandoci la bella Poesia ‘’Cipressi’’.
Natura Inerte: <> olio su tela 65x40 anno 2014 -
Ha ispirato la bella e intensa poesia alla poetessa Nadia Betti dal titolo omonimo ’’La Chiave del Sapere’’.
L’opera è stata esposta alla Galleria Urbis et Artis, presso l’Università del Seraphicum a Roma e alla Tavolozza Arte nel 2015.
Hanno scritto di lui: Recensioni - Commenti – Note, dal 1954 al 2013:
Lidia Mandelli Puglioli – Giuseppe Regazzi Francesco Arcangeli - Cesare Gnudi - David Ned Blakmer - Elena Gottarelli - Fiamma Vigo – B. Dejà Debejis - Gunter Muller - Salvatore Russo - Anna Francesca Biondolillo - M. R. Belgiovine - Richard Baldelli - G. Mansueto - L. Abbattista - Cristina Madini - Costantino Canonico -Paolo Levi - Aldo Maria Pero - Licinia Visconti - Maria Clara Monetti - Ida Monopoli - G. Argelier - Sandro Serradifalco - Araxi Ipekjian - Roberto Perdicaro - Leonardo Landi - Lucia Mazzetti - Fabrizio Borghini - Arpinè Sevajan - Maria Filomena Tetesi - Daniela Pronestì -Letizia Lanzarotti - Nella Guelfi – Azzurra Immediato – Mario Meozzi. - Altri
Abitazione e Studio: Loc. Santo Stefano 389, 50050 Montaione (FI)
Cell. +393338743610 riccardo.battigelli@tiscali.it; www.RiccardoBattigelli.it